mercoledì 28 settembre 2016

Gianettiday del ventennale: sarà un’edizione per pochi intimi?

MONDIALI Il podio dei Mondiali di Lugano
disputati nel 1996.

Un po’ c’era da aspettarselo che gli organizzatori della Gianettiday di quest’anno avrebbero fatto fatica a riempire le griglie di partenza. Già, perché sono davvero pochi, anzi pochissimi gli atleti iscritti alla ventesima edizione della prova in programma questa domenica a Lugano malgrado l'imponente promozione mediatica. L'elenco dei partecipanti, ad oggi, non raggiunge neppure il tetto delle 400 unità e l'obiettivo di arrivare almeno a mille (un numero che permetterebbe almeno di salvare dignitosamente questa manifestazione) non appare facilmente raggiungibile, anche perché è stato annunciato brutto tempo e pioggia per domenica.
Come dire che si prevede purtroppo un mezzo flop per questa edizione che vorrebbe ricordare degnamente i Campionati del mondo del 1996 di Lugano. Ci si potrebbe chiedere per quali ragioni la Gianettiday non riscuote più successo, dopo che le prime edizioni avevano fatto registrare una buona adesione da parte degli appassionati delle due ruote, superando in diverse occasioni e anche abbondantemente, appunto, il tetto "psicologico" dei mille partecipanti. Non crediamo che sia per la proposta in sé, cioè la pedalata popolare, a fare difetto in questo caso: anzi, una manifestazione del genere a Lugano, dove domenica verranno chiuse anche parecchie strade del centro, è assolutamente benvenuta ed è sicuramente qualcosa di azzeccato e giusto. A nostro avviso ciò che non funziona più in questo genere di manifestazioni è altro: è, probabilmente, l’insistenza nel voler coinvolgere gli ex campioni, professionisti del pedale dai trascorsi a volte dubbi e segnati magari anche da squalifiche per doping. Si pensi alla presenza annunciata per domenica di ex corridori come Johan Musseeuw, di Alex Zülle e di Barbara Heeb, presenze pubblicizzate dagli organizzatori, ma che al pubblico ricordano in qualche caso purtroppo pagine piuttosto amare e tristi del ciclismo: alcuni di questi atleti, protagonisti a Lugano nel 1996, sono infatti incappati nel corso della loro carriera in squalifiche per uso di sostanze dopanti. La gente, insomma, in questi vent'anni, è cresciuta in consapevolezza e non accetta più di applaudire e sostenere in qualche modo degli sportivi che hanno barato nel corso della loro carriera. Così il libro che è stato scritto da un incauto giornalista per ricordare i Mondiali del ’96 con il titolo “Quei giorni di tutti”, oggi potrebbe essere intitolato, “Quei giorni di pochi”. Perché oggi a pochi interessa davvero legare i propri ricordi a questo evento del qualche si preferisce anzi perderne il ricordo. Questo non è però un fatto negativo. Si tratta anzi indubbiamente, a nostro giudizio, di un passo in avanti molto importante e incoraggiante verso una pratica dello sport più sana e corretta che deve spingere ad organizzare altri eventi per gli appassionati del pedale ma di natura diversa. Infatti sarebbe oltremodo deludente vedere oggi gente applaudire sportivi che hanno in qualche modo tradito gli ideali di una corretta pratica. Così come è deludente constatare che in Ticino (e non solo) c'è ancora chi insiste nel proporre questi atleti come modelli per il pubblico e per i giovani. Una "favola" che, evidentemente e per fortuna, non ha più successo. E la scarsa adesione alla Gianettiday ne è una chiara e lampante riprova.


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