giovedì 21 aprile 2016

Lugano bike sharing: il pericolo corre sulle strade (anzi sul marciapiede)


BIKE SHARING Bello, ma può anche essere pericoloso...
A sentire i media e i promotori dell’iniziativa si tratterebbe di un successo clamoroso. E invece a chi vi scrive appare piuttosto una trappola, non priva di rischi. Intendiamoci: l’idea in sé del bike sharing, perché è di questo che stiamo parlando, è certamente buona. Anzi ottima. E in effetti in molte città della Svizzera, e non solo, è stata adottata con successo. Ma a Lugano? Lugano è certo, e ancora, una città svizzera, ma rispetto ad altre città della Svizzera presenta una situazione un po' diversa in quanto a viabilità e organizzazione del traffico. Ci rendiamo conto di cosa significa girare in bicicletta in questa città sovente intasata da auto, moto, bus e quant'altro, soprattutto nei momenti in cui ci si reca al lavoro o viceversa?
Per noi che percorriamo anche diecimila e più chilometri all’anno sulle due ruote, le strade della città di Lugano sono le prime ad essere evitate, appena possibile. Non tanto per una questione di inquinamento, che di per sé è già un problema non da poco. Ma di sicurezza. Perché lì, davvero, la caduta e l’incidente è quanto di più facile può accadere al povero ciclista.
Il primo problema, dopo quello del traffico, è soprattutto di spazio, che non c’è. Non c’è spazio a sufficienza per tutti: automobili, motociclette e motorini, trenini porta turisti, bus, autocarri che fanno avanti e indietro dai mille-perenni cantieri aperti, e ci vogliono aggiungere anche il tram! Il ciclista come fa a spostarsi su queste strade se non c’è posto? Beh, un modo ci sarebbe, anzi due: zigzagare tra le automobili (correndo, però, rischi altissimi) oppure salire sui marciapiedi. Esattamente come fanno anche gli allegri (e ignari) utenti del bike sharing che oltretutto, nella stragrande maggioranza, sono ciclisti improvvisati, nel senso che non hanno l'abitudine di pedalare se non per piccoli spostamenti. Certo, i marciapiedi... ma poi ci sono i pedoni che a loro volta non dispongono di spazi enormi (certi marciapiedi sono strettissimi, inoltre vi sono molti pedoni anche anziani), e allora che cosa facciamo? Aspettiamo di leggere sul giornale “allegro utente su bike sharing travolge anziana sul marciapiedi”. Sembra assurdo, ma purtroppo non è poi così inverosimile. Il problema è uno ed è fin troppo chiaro: Lugano, oggi come oggi, non è una città per biciclette. Punto e basta. Ripetiamo e sottolineamo quel "purtroppo". Inutile piangere, inutile insistere. Anche se il tema "bicicletta" piace alla gente e magari aiuta in qualche caso, in chi si occupa della cosa pubblica, ad attirare un po’ l’attenzione su di sé. Ma noi non ci crediamo comunque.
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